Associazion Culturale "I Maitunat"
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Le maitunat, trionfa la tradizione

Bilancio positivo per le maitunat di Gambatesa e per il convegno storico–musicale “… Andar cantando e facendo musiche”, tenutosi nella gremita sala del Camino del Castello di Gambatesa. Nutrita presenza di camperisti provenienti da ogni parte d’Italia, di corregionali giunti dai comuni circonvicini e di cittadini gambatesani. “Segno – ha commentato Donato Iadarola – che le maitunat’ di Gambatesa suscitano un vivo interesse nell’animo della gente e che sarebbe un vero delitto culturale lasciar cadere o affievolire il vigore di questa secolare tradizione.
Gran parte del merito va a Giovanni Carozza ed alla Associazione culturale “I maitunat”da lui presieduta. Ma un gradito e sincero riconoscimento ed un ringraziamento vanno espressi anche nei confronti sia della Direzione Generale dei Beni Culturali e paesaggistici del Molise sia della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Molise, che hanno dato il loro qualificato e prezioso supporto tecnico professionale alla manifestazione.
Il titolo del convegno è stato ripreso da un “Capitolo” di Gambatesa del 1570. Preparata con passione e cura, l’iniziativa è stata raccontata nel sito-web di Luca d’Alessandro e attraverso la tv locale Telemolise.
I relatori hanno saputo tener desta l’attenzione degli astanti iniziando dalla dottoressa Maria Spaziale, direttore del Castello di Gambatesa nonché funzionario della Soprintendenza, e a seguire Vittoria Di
Cera, anch’essa funzionario della Soprintendenza, i musicologi Matteo Patavino e Mario Evangelista, e lo stesso Giovanni Carozza. Particolarmente interessante e coinvolgente è stata la relazione della Di Cera che ha inquadrato storicamente e antropologicamente, con dovizia di riferimenti e correlazioni storicosociali, un documento del 1570, cosiddetto “Capitolo” (= supplica), con cui la pubblica amministrazione di Gambatesa chiede il permesso al feudatario locale, Conte Ferrante di Capua, che lo concede, acché “..tutti li cittadini possono andare per la terra (= paese) di notte senza portare luce alcuna sì como antiquamente han soluto andarci,…..così ancora che possino li giovani andar cantando e facendo musiche, senza cercar altrimenti licenza…”. “Essendo figlio di contadini – afferma Iadarola – è facile spiegare che si identifica la parola “terra” del documento con il termine “paese”, in quanto ricorda benissimo che quando i contadini dovevano recarsi dalla campagna al paese dicevano regolarmente “ iam’ a terr’”. Così come è legittimo rapportare l’espressione “andar cantando e facendo musiche..” alla tradizione della notte di capodanno, come ha fatto ben rilevare Di Cera. A rigor di logica, l’amministrazione pubblica di allora non poteva di certo essere così folle da chiedere al Conte feudatario di permettere ai giovani di poter rompere le scatole, con i loro canti e le loro musiche, tutte le notti ai cittadini che dormivano. Doveva per forza trattarsi di una sola notte specialissima, e le conoscenze che possediamo non possono indurci ad identificarla che con la notte di capodanno. Inoltre l’espressione “sì como antiquamente han soluto andarci” mostra che la tradizione del capodanno gamba tesano affonda le sue radici in tempi ben più profondi del 1570 e che l’indicazione cronologica di 312^ edizione riferita alla manifestazione di quest’anno è solo frutto di una troppo pessimistica datazione arbitraria fatta da un buon tempone alcuni decenni fa”. I due esperti musicologi, sulla scorta dell’esecuzione musicale prodotta da una “squadra” di giovani suonatori, hanno effettuato una disamina tecnica dei ritmi, distinguendo tra i tempi musicali delle maitunat’ antiche (2/4) e quelle attuali (3/4), e definendo queste ultime di estrazione bandistica. Infatti la musica di queste è stata inventata dal maestro Creati, direttore della banda di Gambatesa negli anni ’30 del secolo scorso.
“A questo punto – aggiunge Iadarola – viene da riflettere sul fatto che l’attuale versione satirica ed stemporanea della maitunat’ è solo uno schiocco di dita rispetto alla plurisecolare profondità storica delle maitunat’ tradizionali. Sbagliano, perciò, a parere dello scrivente, coloro che vogliono fare di questa ultima versione un Totem intoccabile, mostrandosi restii ad accogliere e promuovere le nuove forme di spressione e di spontanea creatività prodotte dalle squadre e dai cantori. Sarebbe necessario inoltre coinvolgere nella preparazione delle squadre e nella creazioni canore e musicali anche i gambatesani non residenti, sfruttando le nuove tecnologie informatiche, poiché, anche da un punto di vista turistico, la popolazione residente è ormai troppo numericamente ridotta per caricarsi da sola di un impegno così grande. Passando oltre , bisogna aggiungere che l’attività degli organizzatori si è esplicata anche nell’allestimento di una mostra permanente della storia delle maitunat’ ubicata al piano terreno (ex stalle) del Castello. La mostra consiste essenzialmente nella esposizione di fotografie storiche delle”squadre”, distribuite su pannelli istinti secondo criteri cronologici e commentate da accuratissime descrizioni storico-sociali. Vale veramente la pena di darci un’occhiata. A compendio della celebrazione, viene in mente di esprimere solo un giudizio nei riguardi di tutti gli organizzatori e partecipanti: bravi”

FONTE: IL QUOTIDIANO DEL MOLISE

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